Google e SEO: una storia di corsi e ricorsi

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Dal mese scorso, dopo il lancio del famigerato Penguin Update, il mondo della Seo è letteralmente in subbuglio e i webmaster di tutto il mondo si scervellano giorno e notte per capire quali siano i backlink da rimuovere, i contenuti da modificare o le parole chiave incriminate. Ma gli esiti di questa forsennata corsa ai ripari spesso non solo risultano deludenti ma talvolta rischiano addirittura di peggiorare la situazione, accelerando la perdita di posizionamento.

Qual è la cosa migliore da fare, quindi, in un momento di “panico generalizzato” come questo?

  1. Mantenere la calma. È fondamentale agire con cautela, dedicare il proprio tempo a un’analisi accurata dei dati e delle statistiche di traffico del proprio sito, confrontando attentamente il prima e il dopo aggiornamento, per cercare di ricostruire quali aspetti possano eventualmente aver portato a una penalizzazione
  2. Anche una volta individuate le cause del problema, è necessario introdurre le modifiche che si valutano necessarie gradualmente e monitorarne sempre gli effetti. I cambiamenti repentini, specie se di dimensioni importanti, sono e resteranno sempre mal considerati dai motori di ricerca
  3. Saper aspettare: a ogni aggiornamento segue sempre una fase di stabilizzazione, che può richiedere da qualche settimana a qualche mese. Solo una volta che la situazione è di nuovo stabile possiamo muoverci su basi certe e valutare quali siano le azioni effettivamente utili da intraprendere.

Forse un’occasione come questa può anche essere lo spunto per ripercorrere la storia recente della Seo, per osservarne l’andamento ciclico e capire che, come tutte le storie, anche questa è fatta di corsi e ricorsi dai quali trarre insegnamento.
È questo approccio, infatti, quello che viene suggerito da Aleh Barysevich nel suo post pubblicato qualche giorno fa da Search Engine Journal, dall’ironico titolo: “Le 7 apocalissi della Seo mai avvenute”.
Dal più lontano Florida Update (novembre 2003), al temutissimo Jagger Update che nel 2005 fece dichiarare la fine della Seo, alle più recenti introduzioni della Real-Time Search e di Google +, con l’annessa Search+your world. Fino ad arrivare a Panda e Penguin, i due animali più famosi del web negli ultimi mesi… Osservando la storia degli Update di Google attraverso questa infografica, in effetti, non salta agli occhi anche a voi una certa “coazione a ripetere“? 🙂

Fonte: http://www.searchenginejournal.com/7-seo-apocalypses-that-never-happened-with-infographics/43901/

Il team di Mountain View negli anni ha implementato diversi cambiamenti, tutti finalizzati al miglioramento della qualità di ricerca, ma nessuno di questi si è mai rivelato davvero fatale per la Seo. I fattori di rischio esistono, ma sono stati individuati (e indicati dallo stesso Google attraverso le sue linee guida) e mai totalmente stravolti.
Anche se nel tempo i parametri dell’algoritmo vengono sempre più definiti e raffinati, rimane quindi una certezza: i principi per operare in maniera pulita ed efficace sono sempre gli stessi. Metterli in pratica è forse il miglior modo per esorcizzare prospettive “apocalittiche” 😉

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TriesteOggi

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